Un format unico quello proposto dal Timeout di Bari, che investendo nell’innovazione tecnologica con un sistema avanzato di food management per ridurre gli sprechi, mantiene alti standard di qualità e allo stesso tempo organizza lo sviluppo del progetto in franchising.
Il noto brand di via Fanelli, aprirà il prossimo febbraio un nuovo locale in via Argiro, seguendo un format volto all’innovazione e alla tecnologia, senza dimenticare la qualità e la forma. “L’idea è nata diverso tempo fa, quella di replicare il Timeout – racconta a l’Attacco Francesco De Bari, proprietario del Timeout – Abbiamo quattrocento coperti. In questi anni abbiamo provato a replicarlo, con diversi investitori. Essendo un locale molto grande è difficile da trovare in altre città, così ci siamo ridimensionati come metratura e abbiamo sposato un nuovo concetto del nostro brand. Nel centro città nascerà l’hamburgheria Timeout, ma ci sarà anche una caffetteria in stile americano. Un’idea che è diventata realtà nel periodo Covid. Il lockdown ci ha fatto capire che possiamo esportare, è un marchio vincente e da tutta la provincia ci chiedono di consegnare. Abbiamo ritrovato in Loran molta assistenza, è il nostro partner tecnologico. Abbiamo avuto bisogno di loro per perfezionarci in costi, consumi, controllo del personale”. Una totale mappatura di quello che serve, delle esigenze del locale, della quantità di prodotti necessari per un evento o nel corso di un normale weekday. Ad occuparsene l’azienda Loran di Modugno, seguita da Nicola Lorusso IT manager Loran, che si è occupata della realizzazione del software di gestione di food management per il noto locale barese.
“Gestito in maniera digitale, se abbiamo bisogno di replicare il locale in franchising diventa più comodo – prosegue De Bari – Abbiamo digitalizzato tutto, costo del personale giornaliero, mensile, costo delle utenze, fa partire gli ordini in automatico. Il sistema fa carico e scarico dal magazzino. Non c’è più la consumazione sul posto e stiamo improntando il nuovo locale più sul take away. In momenti di crisi vengono fuori le migliori idee. Al momento siamo gli unici. È stato fatto su misura per noi, per la nostra realtà”. E aggiunge: “Ci è possibile gestire tutto da remoto, tramite PC o cellulare. Possiamo programmare le giornate, il sistema nel caso c’è un evento sportivo importante ci suggerisce di produrre più panini, carne. L’80% del menù lo autoproduciamo. Il sistema a inizio giornata ci suggerisce rispetto all’evento la quantità da produrre per non andare a fare sprechi. Per tenere i conti in regola bisogna ottimizzare quello che si ha in magazzino”.
Il Timeout si reinventa a propone un modello che punta alla qualità rispettando l’ambiente, evitando gli sprechi. Incentrato, inoltre, sulla rapidità proposta dal digitale per ottimizzare performance e professionalità. Un sistema di gestione che riduce i costi di circa il 20%. “Il nostro progetto è quello di diventare un franchising, di poter essere controllabili e gestibili dalla casa madre. Poter investire nel Timeout per poter avere assistenza h24.
Cercheremo di distinguerci dai classici franchising, che utilizzano sistemi commerciali.
A livello di food, per cui si lavora con il surgelato e il sottovuoto. Cercheremo sempre di formare i nostri clienti, affinché possano prodursi l’80% del menù. Vogliamo essere un franchising artigianale – conclude – Questo è il nostro punto di forza. Abbiamo sempre puntato sulla qualità. Cercheremo di rimanere sempre artigianali, è questo che ci contraddistingue e su cui vogliamo continuare a puntare”.